Greco di Tufo, vitigno storico dell’Irpinia

Fregiato del riconoscimento europeo DOCG (Denominazione d’Origine Controllata e Garantita), il Greco di Tufo è una denominazione  dell’Italia meridionale, in particolare dell’Irpinia, molto conosciuta anche all’estero insieme al Taurasi e il Fiano di Avellino. Il  Greco è uno dei grandi vitigni della Campania, talmente antico che da più di 2000 anni viene coltivato in quella che era la Magna Grecia.

La zona di produzione delle uve destinate alla produzione dei vini DOCG Greco di Tufo, si estende complessivamente per circa 61.512 km2 e comprende i territori dei comuni di Tufo, Altavilla Irpina, Chianche, Montefusco, Prata di Principato Ultra, Petruro Irpino, Santa Paolina e Torrioni (Fig.1).

Fig. 1. Confini area di produzione delle uve destinate alla produzione dei vini a DOCG Greco di Tufo e relativi limiti comunali.

Nonostante il successo commerciale, oggi c’è il rischio che le piccole e medie aziende irpine abbandonino il vitigno Greco per riconvertire le coltivazioni o per accorparsi ad aziende più grandi. Tutto ciò porterebbe alla perdita del “saper fare” tradizionale e a una diminuzione del potenziale viticolo in un mercato vinicolo in crescita.

Greco di Tufo, il vino ellenico

Tra i numerosi vitigni autoctoni Irpini, il Greco è sicuramente quello più antico ed è stato importato dalla regione greca della Tessaglia, madre patria dell’eroe mitologico Achille e del popolo degli Eoli. 

Il primo nome del vitigno era Aminea Gemina che deriva dal popolo degli Aminei – colonizzatori ellenici della costa napoletana –  e dalla caratteristica della pianta di produrre numerosi grappoli doppi, detti appunto “gemelli”.

Durante la colonizzazione della costa napoletana, gli Aminei impiantarono questo pregiato vitigno sui pendii fertili del Vesuvio e, a testimonianza, nell’antica Pompei è stato rinvenuto un affresco  risalente al I secolo a.C. dove viene chiaramente rappresentato il vino “Greco”. 

Successivamente, l’antico popolo ellenico si spinse verso l’entroterra campano e il vitigno Greco raggiunse l’Irpinia dove trovò condizioni pedoclimatiche ottimali.

L’alta qualità del vino Greco era già menzionata da Plinio il Vecchio che al riguardo diceva: «In verità il vino Greco era così pregiato che nei banchetti veniva versato una sola volta».

Caratteristiche del vitigno Greco 

Il Greco è un vitigno a bacca bianca, caratterizzato dalla produzione di grappoli piuttosto serrati e piccoli, con acini di dimensioni minute. La sua maturazione è generalmente di epoca intermedia.

Territorio

L’imprinting di alcuni territori sull’espressione sensoriale dei vini in esso prodotti è assolutamente affascinante; spesso in questi casi la varietà allevata riesce ad interpretarne le unicità pedoclimatiche. È il caso dell’areale del Greco di Tufo DOCG, un territorio molto variabile sia per i suoli, sia per il clima, con un’orografia complessa, con esposizioni e pendenze differenti (Fig. 2-5).

In questo contesto la varietà Greco permette di produrre vini con una spiccata identità territoriale e a esprimere allo stesso tempo caratteri varietali riconoscibili, grazie ad una innata resilienza alle condizioni di stress e ad adattamenti nella tecnica viticola.

Il paesaggio dominante è quello della collina interna con fascia altimetrica media (300 – 500 m slm) ed alta (500 – 800 m slm), che rappresenta l’area di maggior produzione vitivinicola (Fig. 3, 6). La restante parte del territorio fa parte dei sistemi alluvionali (21% della superficie) e ricade nella fascia altimetrica compresa tra i 174 ed i 300 m (Fig. 2, 3). Le pendenze, sono più elevate nella zona nord dell’areale, in ambienti che descrivono i limiti attuali della coltivazione della vite con pendenze superiori al 35%. Nello specifico, abbiamo il 16% del territorio con pendenze comprese tra  0-10%, il 36% con pendenze tra il 10-20%, il 22% tra 20-30%, il 7% con valori tra 30-35% ed il restante 18% della superficie del territorio con pendenze non idonee alla meccanizzazione (>35%) (Fig. 4). La mappa delle esposizioni ci descrive un territorio fondamentalmente diviso tra esposizioni nord e sud in accordo con la geomorfologia e la presenza della parte centrale alluvionale (Fig. 2, 5).

Fig. 2.  Mappa dei sistemi di terre presenti nell’area della zona di produzione delle uve destinate alla produzione dei vini DOCG Greco di Tufo (Fonte:  Di Gennaro 2002). 

I1 1 Fondovalli alluvionali del fiume Volturno e dei fiumi appenninici

D3 241-246 Collina marnoso-calcarea e marnoso-arenacea dell’Irpina e del Sannio con lembi di coperture piroclastiche a vario grado di continuità

D2 247 Bassa collina irpina con coperture piroclastiche

D2 282 Collina argillosa irpina, con lembi di coperture piroclastiche a vario grado di continuità

Fig. 3.  Mappa delle fasce altimetriche dell’area di produzione dei vini DOCG Greco di Tufo.

Fig. 4.  Mappa delle pendenze (%) dell’area di produzione dei vini DOCG Greco di Tufo.

Fig. 5. Mappa delle esposizioni dell’areale di produzione dei vini DOCG Greco di Tufo.

Nella zona centrale dell’areale, quella relativa al sistema della pianura alluvionale, troviamo suoli sviluppati da alluvioni recenti ed attuali con tessitura franco limosa o franco limosa argillosa, con presenza in alcuni casi di ghiaia (suoli pietrosi). Tali suoli si classificano (IUSS Working Group WRB, 2014) in Cambisols (Calcaric, Fluvic) e Regosols  (Skeletic, Calcaric). Nel sistema collinare D3 (241-246), che si sviluppa nella parte alta, il substrato principale è composto da Marne su cui si possono rinvenire materiali vulcanici (ceneri da caduta) o alternanze marnose-arenacee. I suoli che si sviluppano sono variabili in tessitura (da franco a franco limosa argillosa) e sono prevalentemente Calcisols (Haplic), Andosols (Vitric) e Cambisols (Calcaric). Lì dove vi è la presenza di ghiaie, si ritrovano suoli pietrosi classificati come Regosols (Skeletic, Calcaric). Infine nel sistema collinare D2 i  substrati principali sono materiale vulcanico (ceneri e pomici da caduta) e marne frammiste a ceneri e pomici da caduta, che hanno generato suoli con tessitura variabile (da franco ad argillosa) classificati come Andosols (Mollic, Vitric), Cambisols (Calcaric, Vitric) e Luvisols (Cutanic, Vitric).

Fig. 6. Vitigni interni all’area di produzione delle uve per il Greco di Tufo (Cuas 2009 Regione Campania, 10.875 km2)

Guardando le aree classificate ad uso vigneto (Cuas 2009 Regione Campania; Fig 6) si evince che le aree a vigneto coprono circa il 17% dell’intera superficie (10.88 km2) e sono così distribuite tra i sottosistemi di terre: 

– il 60% nel sistema collinare D2 (6.57 km2), con una pendenza media del 18% (SD ± 7.8%), una esposizione media di 194°N (SD±77.3°; Sud, Sud-Ovest,  Sud-Est) e quote comprese tra 238 e 601 m.s.l.m. (media 385.5 m.s.l.m)

– il 35% nel sistema collinare D3 (3.82 km2), con una pendenza media del 24% (SD ± 11.0%), una esposizione media di 198°N (SD±70.5°; Sud, Sud-Ovest, Sud-Est) e quote comprese tra 182 e 650 m.s.l.m. (media 361.4 m.s.l.m)

– il 5% nel sistema alluvionale I1 (0.5 km2), con una pendenza media del 15% (SD ± 9.3%), una esposizione media di 214°N (SD±58.7°; Sud-Ovest, Sud) e quote comprese tra 182 e 460 m.s.l.m. (media 254.9 m.s.l.m).

Tali informazioni sottostimano la situazione attuale nella quale si è riscontrato un aumento delle superfici destinate a vigneto.

Il clima dell’area è tipico delle zone interne della regione Campania e cioè caratterizzato da inverni freddi e piovosi ed estati calde e siccitose, con escursioni termiche importanti che generano rischi di gelate precoci. In ogni caso, in riferimento alla vite, l’effetto dei cambiamenti climatici sta aumentando il rischio degli eventi estremi termici ed idrici. E’ evidente il cambiamento della distribuzione degli apporti idrici durante la stagione, che comportano maggiore frequenza di eventi prolungati di aridità.

Guardando all’indice bioclimatico di Amerine e Winkler (Amerine & Winkler 1944, A&W) e all’attesa variabilità prevista dai cambiamenti climatici negli scenari IPCC RCP 4.5 e 8.5 (Bucchignani et al., 2015), possiamo vedere che nel periodo attuale tale indice si posiziona tra i 1700 ed i 2200 GDD. In particolare le aree attualmente vitate (Fig. 7) si posizionano nelle classi di A&W III e IV e cioè quelle destinate a “produzioni elevate di vini da tavola di qualità medio-buona” e “produzioni elevate ma al massimo di accettabile qualità di vino da tavola” (tabella 1). Le previsioni future, basate sull’incremento delle temperature, porteranno ad un incremento dell’indice su tutto il territorio con una riduzione sostanziale delle superfici in classe III e IV a favore delle altre.

In questo contesto va tenuto conto che attualmente si procede alla raccolta con valori dell’indice di A&W al di sotto dei 2000 GDD, con valori medi in alcune zone (Es. Santa Paolina) di 1860 GDD, riuscendo a garantire l’effetto tipicità sul prodotto finale.

Fig 7. Andamento delle classi dell’indice di Amerine & Winkler nelle aree vitate (Cuas 2009 Regione Campania) in riferimento al cambiamento climatico previsto dall’IPCC con gli scenario RCP 4.5 e 8.5 (Bucchignani et al., 2015).

Il disciplinare di produzione DOCG

Secondo il disciplinare di produzione DOCG Greco di Tufo, la resa massima non deve essere superiore alle 10 tonnellate di uva per ettaro. La vinificazione deve avvenire entro i comuni della provincia di Avellino con una resa massima dell’uva in vino finito non superiore al 70% e titolo alcolometrico superiore a 11,50% vol.

La base ampelografica, ovvero la classificazione dei vitigni, deve essere composta da uva Greco per almeno l’85% e da uva Coda di Volpe per un massimo del 15%.

Greco chiama, GREASE risponde

Nonostante la crescente richiesta di mercato relativa ai vini bianchi di pregio, tra cui il Greco di Tufo, è necessario dare la giusta attenzione ai segnali d’allarme di natura socio-economica e climatico-ambientale che provengono dal territorio.

Lo spopolamento delle aree interne, la tendenza all’abbandono della coltivazione da parte delle nuove generazioni e la conseguente perdita di know-how rappresentano il contesto sociale su cui insistono le pressioni legate ai cambiamenti climatici. 

Gli squilibri del clima possono causare alterazioni nel processo di maturazione delle uve Greco, con conseguente squilibrio nella composizione degli acini in zuccheri, acidi e aromi.

La fertilità dei suoli, inoltre, è minacciata dal calo della sostanza organica, da fenomeni di erosione e compattamento, e le pratiche di gestione del suolo spesso non aiutano. A questo si aggiunge anche la necessità di cambiamenti nella gestione della chioma, per preservare le uve dall’eccessiva esposizione alla radiazione e per migliorare le performance idrauliche delle viti.

A partire da queste problematiche, il progetto GREASE ha posto al centro delle proprie ricerche il vitigno Greco con l’obiettivo di provare a trovare soluzioni innovative ai problemi che, sempre più incisivamente, minacciano la redditività aziendale e la sostenibilità della filiera. 

Il gruppo di lavoro definisce l’approccio dell’intero progetto GREASE come  “multi”: multi-disciplinare, multi-temporale e multi-spaziale. Vengono analizzate tutte le interrelazioni tra suolo, pianta e ambiente fino ad arrivare al vino. 

Bibliografia di riferimento:

Amerine, M. A., and Winkler, A. J. (1944). Composition and quality of must and wines of California grapes. Hilgardia 15, 493–675. doi: 10.3733/hilg.v15n06p493.

Bucchignani, E., Montesarchio, M., Zollo, A. L., and Mercogliano, P. (2015). High-resolution climate simulations with COSMO-CLM over Italy: performance evaluation and climate projections for the 21st century. Int. J. Climatol. 36, 735–756.

Di Gennaro, A. (2002). I sistemi di terre della Campania. Reg. Camp. Risorsa srl, Assessor. alla Ric. Sci. Selca, Firenze.

IUSS Working Group WRB (2014). World reference base for soil resources 2014. International soil classification system for naming soils and creating legends for soil maps. doi: 10.1017/S0014479706394902.

Analisi GIS- PhD. A.Bonfante

Analisi climatica estratta da materiali supplementali da Bonfante et al., 2018

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